Storia della Chiesa in Canizzano, Treviso

Parrocchia Visitazione della Beata Vergine Maria,
Diocesi di Treviso

Storia della Chiesa in Canizzano, Treviso

Parrocchia Visitazione della Beata Vergine Maria,
Diocesi di Treviso

L’attuale parrocchiale, secondo Luigi Coletti, sarebbe originaria del XV° secolo, ma fu notevolmente rimaneggiata nel tempo.

Anzitutto, l’edificio antico doveva essere ben più angusto e già a tre navate. La cappella del battistero, fu aggiunta nel XVI secolo. Mentre un radicale restauro della chiesa è del 1758.

Particolari quattrocenteschi della Chiesa della Visitazione in Canizzano.

L’edificio ad oggi, si presenta in stile neoclassico.

Parte degli antichi affreschi, sono stati sbiancati nel ‘700. E furono recuperati nel 1995: infatti, secondo i documenti antichi, gli affreschi risalgono al 1.456. E sono stati realizzati da: Sebastiano Da Faenza e da Pasqualino Franco da Venezia.

Pregevole pure una Visitazione, tela settecentesca di autore ignoto. Da riportare che la popolazione è ancora particolarmente devota, ad un’immagine della Vergine. Una Maternità con volto e mani lignee laccate. Questo culto al parto di Maria ha origini antiche, in quanto si ha notizia di un piccolo simulacro di origine quattrocentesca, (oggi perduto), che veniva portato in processione.

Chiesa di Canizzano,
vista esterna.
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Visitazione, tela settecentesca di autore ignoto

Visitazione,
tela settecentesca di autore ignoto.
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Parrocchia-di-Canizzano-Treviso-Scultura-lignea-della-Beata-Vergine-Maria

Immagine della Vergine della Maternità,
con volto e mani lignee laccate.
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Organo a canne.

Sulla cantoria, in controfacciata, si trova l’organo a canne. È un Mascioni opus 395, costruito nel 1927.
Questo è racchiuso in una cassa imponente di legno scuro intagliato progettata da Antonio Beni. Con mostra composta da tre cuspidi di canne. Lo strumento, a trasmissione pneumatica, ha due manuali di 58 note, una pedaliera di 27 note e 15 registri reali.

Organo a canne Mascioni opus 395, costruito nel 1927

Organo a canne Mascioni opus 395
costruito nel 1927.
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Storia della Chiesa di Canizzano

Storia chiesa della Parrocchia Visitazione della Beata Vergine maria in Canizzano, Diocesi di Treviso
storia della chiesa di Canizzano (TV)

Altare S. Vitale
navata di destra.
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Storia.

Il sito su cui sorge la chiesa è a ridosso del fiume Sile. Immediatamente a sud di esso, a circa 3 chilometri dalle mura urbiche cinquecentesche.

Si tratta di un luogo sacro, di antica fondazione probabilmente altomedievale, prossimo al fiume, come tutti i luoghi sacri sia a monte che a valle della città, posti lungo l’antico percorso fluviale per Altino e per la laguna.
In antico, la palude lambiva la chiesa, similmente a quanto succede ancora ora nella vicina chiesa di S. Angelo poco a valle, anche se a differenza di questa non si trova su una “motta”,
ma è impostata su una bassura più bassa del livello medio del piano di campagna.

La vicina palude è stata bonificata a più riprese ad iniziare dagli anni ’50 del secolo scorso, per ricavare spazi per il campo di calcio della parrocchia. La possibilità di usare la palude bonificata e dar sfogo alle nuove esigenze di spazio, ha fatto si che si sia salvato il prato a sud della chiesa. Prato sul quale guarda la quattrocentesca parete affrescata. Ad oggi, utilizzato per le attività parrocchiali. Come la chiesa, la canonica vecchia e la canonica nuova, assieme formano un unico corpo. Ai nostri giorni, ben visibile da sud dalla strada comunale, il complesso è infatti, protetto e valorizzato da questo prato, che miracolosamente è stato conservato.

La chiesa di Canizzano da sempre è conosciuta con il titolo di “Sancta Maria ad Elisabet de Canicano”, ovvero alla Visitazione della Beata Vergine Maria ad Elisabetta.

Scarse sono le notizie su questa chiesa e su questa parrocchia periferica, è certo che in antico apparteneva al coraepiscopato di Quinto. 

Struttura architettonica.

La costruzione attuale è comunemente assegnata dagli storici al XV secolo, il Coletti inserisce la chiesa nel “catalogo delle cose d’arte e d’antichità d’Italia di Treviso” edito nel 1935, a testimonianza dell’importanza di questa architettura religiosa extra urbana.

Scrive Luigi Coletti: ” Costruzione in laterizio. Dell’antica costruzione a tre navate sono ancora visibili esternamente tracce nei fianchi delle due navatelle minori, in specie è ben conservato quello a mezzodì.

La parte è scompartita in quattro campi da lesene collegate i alto da una cornice di archetti gotici pensili, ogni serie è interrotta in mezzo da un largo arco scemo per far posto a una finestra con contorno di dentelli in mattone.

La lesena centrale si gonfia curiosamente in basso per circondare la porta archiacuta che si apre in mezzo.

Il fianco è tutto decorato a fresco: con tappezzeria di finti mattoni chiari e scuri; con fioroni entro gli archetti; e con fasce a rameggi gotici sotto gli archetti e attorno ai fori. Stato di conservazione. Discreto il fianco meridionale.


Rimaneggiata nel XVIII secolo la chiesa è un edificio con pianta di tre navate suddivise da tre colonne di mattoni intonacati con basi e capitelli di gusto gotico.

La facciata a sud si è conservata intatta, con la porta centrale e due comparti murari per lato, suddivisi da lesene che sorreggono la cornice di archetti pensili ad arco acuto, mentre le finestre hanno archi a tutto sesto; nel suo insieme, questa facciata si presenta come un documento unico di edilizia religiosa fuori delle mura urbane del periodo di transizione dal gotico al rinascimento, anche se con sgrammaticature stilistiche.

Le finestre di questa parete presentano delle analogie stilistiche con la finestra che si vede sulla parete sud della chiesa di S. Maria Maggiore in Treviso, in prossimità al campanile. Questa parete conserva la decorazione ad affresco con motivo di finti mattoni gialli e rossi, simile al motivo decorativo della facciata di Palazzo Ducale di Venezia.

Storia della Chiesa di Canizzano

Storia della Parrocchia di Canizzano, Diocesi di Treviso

Il Campanile
della chiesa di Canizzano.
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Il Campanile.

Il campanile è una costruzione interamente in laterizio, a pianta quadrata, con lato di m 3,95, impostato su uno zoccolo a scarpa, la torre campanaria vera e propria, è scandita verticalmente da tre lesene, le quali si raccordano al di sotto della cella campanaria, tramite degli archetti pensili.

La cella campanaria presenta quattro bifore, una per ogni facciata, ogni bifora è sorretta al centro da un piastrino lapideo, presenta archi a tutto sesto, la cella è coperta da una volta a botte, che sostiene la sovrastante cipolla a pianta ottagonale, sulla quale si eleva una massiccia cuspide pure a pianta ottagonale, lavorata con mattoni a faccia-vista con la faccia esterna arrotondata.

La torre campanaria presenta numerose antiche tracce di intonaco affrescato, la parete a ovest sopra la porta di ingresso presenta tracce di finta tappezzeria di mattoni come la parete a mezzodì della chiesa. Si ritiene che la torre campanaria sia di poco posteriore alla chiesa o ad essa coeva, mentre la cipolla e la cuspide sia opera settecentesca.

Il campanile presenta delle analogie stilistiche con quello di altre parrocchiali del Trevigiano: Zero Branco, S. Alberto di Zero Branco e Pezzan d’Istrana.

Documentazione storica.

Importanti sono anche le pale dell’altare maggiore di G. Bravo degli inizi del ‘600 e quella pure seicentesca dell’altare di S. Sebastiano a destra dell’altare maggiore. Nel 1983, Luigi Pesce pubblicò in Deputazione di storia patria per le Venezie – miscellanea di studi e memorie, voi. XXI, pag. 225, il contratto di affrescamento della chiesa di Canizzano già individuato dal Bampo nei suoi spogli notarili, tale documento porta la data del 10 luglio 1456, ed è stato rinvenuto tra gli atti del notaio Bartolomeo Vallesugana.

Con questo atto il parroco ed i massari di Canizzano commissionavano ai due pittori soci Sebastiano da Faenza e Pasqualino Franco da Venezia: “Dipingere in ecclesia praedicta deintus cappellani magnani quatuor curias celestas, quatuor doctores ecclesie et duodecim apostolos cum diademantihus aurei sauro fino in campo azuro”.

Mentre nella navata della chiesa “Anuntiatam cum profeti set cum agnelo (= angelo), at alijs spectantibus in predictis”.

Inoltre il contratto stabiliva le modalità di affresco dell’altare di San Sebastiano, e dell’altare di San Biagio, la parrocchia si impegnava a versare 150 libre di piccoli e a fornire “lignamina prò armatura, calce et sablonum opportunum”. Mentre i due pittori garantivano per quattro anni il loro lavoro. Nei resoconti delle visite pastorali del secondo ‘500, si parla di lavori piuttosto consistenti almeno dal punto di vista economico, sulla chiesa, quali siano stati questi lavori non è dato sapere, se siano stati di manutenzione, di ristrutturazione, di abbellimento o altro.

Nel 1587 e nel 1595 si lavora alla ricostruzione del campanile o forse ad una sua sopraelevazione o alla cella campanaria.

Agli anni 1607 – 1609, vi sono registri di pagamenti “per l’aitar novo”, per “recoverzer la chiesa”, per “sbianchizar il coro”, per chiudere la porta del campanile che si apriva all’interno della chiesa.

Altri documenti del 1611/13 riferiscono che hanno lavorato nella chiesa dei maestri comacini tra cui mastro Francesco Abbondi da Lugano. Tra il 1614 ed il 1616 il registro di fabbrica della chiesa annota spese ed entrate per demolire la chiesetta di San Vitale, di antichissima fondazione e mal ridotta fin dalla metà del ‘500.

Tra la fine del ‘600 ed i primi anni del ‘700, vi è la grande impresa del “General Dissegno” della Campagna Trevigiana, voluto dalle Autorità Veneziane con un primo decreto del Senato ancora il 2 ottobre 1664, il Nuovo Estimo della Terraferma, fu condotto in due fasi, una prima fase nel 1679-1687, ed una seconda fase tra il 1703 ed il 1719, unità di misura è la pertica antica pari a m 2,04.

Novità di questo Estimo furono i disegni che accompagnavano i libretti con i risultati delle perticazioni, che furono redatte da periti agrimensori scelti per pubblico concorso. Uno strumento nato a fini fiscali, è divenuto per noi la prima mappa del territorio di Canizzano, con le mappe dei villaggi che oggi compongono la parrocchia: Canizan, Mure e San Vidal. 

Questa documentazione è conservata presso l’Archivio di Stato di Treviso al fondo Mappe antiche, busta 28 bis, foglio 263/13 Sul mappale 72 è disegnata in forme semplificata la chiesa, sul mappale 74 l’antica canonica in posizione sud rispetto alla chiesa, edificata a confine con la strada per Treviso e un altro fabbricato (attuale canonica). Vi è anche un “casone” con il tetto di paglia sul mappale 73. Nel 1759 viene posta in opera la lapide esterna al nuovo coro della chiesa rifatto demolendo il coro antico con gli affreschi già citati del 1456, sempre in questo periodo fu anche costruita la attuale sagrestia demolendo il precedente vano più piccolo, di cui si sono ritrovati nel 1992/95 gli archetti della volta, la traccia della porta che comunicava con la chiesa, e le fondazioni delle murature demolite.

Sempre in questi anni viene sopraelevata la navata maggiore, per renderla omogenea con il nuovo grande coro, la navata venne coperta con una volta continua di intonaco su cannucce palustri, supportate da centine lignee. Al 1761 è datato l’affresco monocromo con il sacrificio di Isacco sulla parete di fondo sopra l’altare maggiore. Nel 1779, dalla visita pastorale del vescovo Giustiniani, sappiamo che avrebbe consacrato la chiesa ingrandita, e che dette ordine “per maggior decenza ” della liturgia di imbiancare “l’intero vaso della chiesa a risserva della cappella maggiore dovendo questa esser fatta di nuovo”. 

Nel 1819 viene modificata la facciata principale della chiesa. Nel 1834/36 furono ricostruiti i soffitti delle navatelle laterali con volte a crociera.

Nel 1842 viene redatto il cosiddetto “catasto austriaco” conservato presso l’Archivio di Stato di Treviso, alla busta 86, nel fondo mappe antiche, la mappa rileva la presenza oltre della chiesa anche della canonica, con la pianta identica all’attuale, vi compare come aggiunta successiva anche la nuova canonica (ora ex) costruita nel 1861.

Fra il 1885 ed il 1907 essendo parroco Giuseppe Toniolo, viene eseguita la cornice ad intaglio della pala dell’altare maggiore, vengono collocate le tre campane attuali sulla cella campanaria.

Nel 1906/7 viene rifatto dalla ditta Farinon di Venezia il pavimento di marmi policromi del coro, che si vede ancora oggi. Nel 1914 fu costruita la tribuna per l’organo dal trevigiano Antonio Borsato su disegno dell’architetto Antonio Beni.

Nel 1921 viene edificato il monumento ai parrocchiani caduti nella prima guerra mondiale sempre su disegno dell’architetto Antonio Beni, a sinistra del cancello di ingresso allo stesso sagrato, demolendo un piccolo tratto dello stesso muro.

Il 12 febbraio 1928 venne inaugurato l’organo costruito dalla ditta Mascioni di Cuvio, essendo parroco Don Gaetano Meneghini.

Nel 1930 il pittore Carlo Vendramini di Quinto dipinse il medaglione al centro della volta della navata centrale, raffigurando Cristo Re.

Nel decennio 1950/60, furono rifatte le vetrate di tutta la chiesa con nuove vetrate. Verso gli anni 1960/70, fu rifatto il tetto della chiesa, asportando le capriate originarie di legno e sostituendole con nove travi di cemento armato, inoltre furono asportati e sostituiti i vecchi coppi della chiesa con nuovi coppi di laterizio di produzione industriale, fu inoltre costruito il vano a nord del presbiterio per ricavare spazio per deposito di arredi sacri ed apparati decorativi.

Inoltre in questo periodo essendo parroco don Amedeo Marton venne pure demolito quasi tutto il muro di cinta della chiesa e dell’antico cimitero. Nel 1986 venne restaurata la cuspide a cipolla della cella campanaria, dalla quale erano caduti una ventina di mattoni e relativa malta di allettamento, a causa del violento temporale del 31 agosto, essendo parroco don Tiziano Zanesco, i lavori furono eseguiti dall’impresa di Sartorelli ing. Pietro di Ponzano Veneto.

Nel 1989, la chiesa è stata ridipinta internamente le colonne sono state reintonacate a marmorino, mentre prima erano dipinte a finto marmo, la prima colonna di destra verso l’altare è stata lasciata parte in mattoni a vista e parte con il marmorino originario.

Documentazione recente.

Fra il 1993 ed il 1996, essendo parroco don Lucio Bonora, venne realizzato un ampliamento alla chiesa, sul lato sinistro del coro, ampliando il precedente corpo di fabbrica addossato all’abside, con il ricavo di un servizio, e di una cappellina invernale, inoltre furono risanati i pavimenti sia della sacristia a destra del coro, che della stessa cappellina invernale.

Il nulla osta della Soprintendenza, porta la data del 23 luglio 1993, a firma dell’arch. Guglielmo Monti. Sempre in quel periodo furono riportati alla luce gli affreschi sul lato interno del muro sud della navata laterale, con la scena dell’annunciazione, furono restaurate le tre madonne votive di cui vi erano le tracce, e furono scoperte e messe in luce e restaurate le figure degli apostoli e padri della Chiesa sui pennacchi degli archi della navata centrale. Inoltre fu restaurato il brano superstite del vecchio muro di cinta dell’antico cimitero che minacciava rovina, con le stesse dimensioni e con gli stessi mattoni.

Attualmente, dal 2008, è stato riposizionato il battistero nella originaria cappella laterale, e accanto, collocato il nuovo sito dell’immagine della Maternità; si è restaurata l’antica canonica che sorge a pochi metri dalla chiesa; la sostituzione delle vetrate più sicure, isolanti e artistiche.

Il completamento del vecchio muro di cinta, a cura dell’attuale parroco Don Maurizio Tosello, ringraziamo l’Arch. Igino Marangon per queste preziose notizie che ci ha offerto e che arricchiscono la conoscenza della storia della nostra comunità.